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08 settembre 2024 - XXIII Domenica del T.O.
08 settembre 2024
Carissimi, riprendiamo con questo foglio domenicale il nostro percorso sistematico di vita parrocchiale con pillole di riflessione su situazioni della comunità cristiana e civile.
In questo “Dies Domini” vi condivido l’amarezza per i fatti di cronaca accaduti in questi giorni: accanto ai teatri di guerra che ormai ci accompagnano da tempo, soprattutto quello in Ucraina e in Terra Santa, mi fa riflettere, ancora una volta, la constatazione di quanto l’aggressività e la violenza si annidino nella normalità del cuore degli uomini e delle famiglie. Mi riferisco ai casi di questi giovani che usano il coltello con grande disinvoltura arrivando e ferire gravemente e ad uccidere (vedi la strage di Paderno Dugnano (Milano), dove un 17enne - nella notte tra sabato 31 agosto e domenica 1° settembre - ha ucciso suo padre Fabio, 51 anni, sua madre Daniela di 49 e il fratellino Lorenzo di 12 anni, nella villetta di famiglia…). Rimango colpito dal fatto che il giovane abbia dichiarato di aver compiuto gli omicidi perché si sentiva “un estraneo nella sua famiglia” e “oppresso da essa”.
Ahimè, considero come l’ambito familiare, da sempre concepito come il luogo sicuro degli affetti veri, in cui si può essere sé stessi senza finzione o cliché obbliganti, oggi, rischia di trasformarsi in un luogo dove si staziona (più o meno per scelta) senza più la capacità di costruire relazioni profonde. Non voglio essere facile giudice dell’accaduto, perché qui sono coinvolte persone che hanno perso la vita oppure stanno soffrendo terribilmente (vedi i nonni dell’omicida), ma, con un po’ di distacco rifletto come attualmente, anche nelle famiglie non ci sia più la capacità di esserci effettivamente accanto all’altro. E questo perché si è troppo presi da impegni e questioni individuali: lavorativi, scolastici, di salute, di svago… e quel poco tempo trascorso in casa lo si vive ognuno nella propria stanza o ripiegati sui social.
Della serie… l’individualismo uccide la vita comunitaria, anche quella familiare. Pertanto, quando si sta insieme ciò avviene senza un effettivo contatto col prossimo, quindi senza possibilità di ascolto della realtà e delle persone. Allora ci si sorprende nello scoprire che l’altro non è come l’avevo immaginato: dunque per me è uno sconosciuto e con lui non ho costruito nessuna empatia. Ecco allora affermazioni del tipo: “Eppure era un bravo ragazzo”, “una persona normale”, “non aveva mai dato segni di squilibrio”…
D’impeto direi (e lo dico esulando dal caso specifico che non conosco a fondo e constatando, grazie a Dio, che ci sono situazioni capaci di contraddirmi) che questi figli sono il frutto di genitori che ci sono poco, perché con la testa altrove, genitori che hanno rinunciato al loro ruolo di educatori perché troppo faticoso. Ma anche genitori iperprotettivi e sempre in ansia, incapaci di essere un riferimento. Genitori che non osservano in maniera obiettiva la crescita dei loro figli ma li idealizzano, spesso giustificandoli o credendoli perfetti. Quante volte mi è capitato, raccontando situazioni e comportamenti problematici da parte di ragazzi, di vedere lo sconcerto nei loro genitori, con la solita frase: “Ma stiamo parlando di mio/a figlio/a?”. Un autentico gesto d’amore potrebbe essere che davanti ad una difficoltà reale, o percepita come tale, da un figlio, basterebbe non voltarsi dall’altra parte oppure, all’opposto, andare nel panico assieme a lui, ma fermarsi, magari rinunciando ad un impegno personale o ad altri progetti. E con pacatezza e senso delle proporzioni, metterglisi accanto, per ascoltarlo. Ma per tutto questo è necessaria la volontà e il tempo… da togliere ad altre cose accessorie o virtuali.
Buona domenica Don Giuseppe
08 settembre 2024- XXIII Domenica del T.O.
Prepariamoci a celebrare con fede il Sacramento del matrimonio.
Accenni di storia sul cammino dei pellegrini sulla via Francigena verso la sede di Pietro a Roma.
La nostra parrocchia Cattedrale è diventata l'ultima sosta di questo lungo pellegrinaggio e la comunità cristiana de la Storta ha ereditato dalla storia l'antica vocazione dell'accoglienza e del passaggio.
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La FESTA dei SACRI CUORI, si conferma una consuetudine significativa per il nostro territorio. Tanti della Storta e, non solo, si sono riversati negli spazi predisposti per l’accoglienza, gli stands, i giochi, le bancarelle e gli spettacoli.
La nostra Cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria accoglie le spoglie mortali del Cardinale Eugenio Tisserant dall’anno della sua morte nel 1972.
Domenica 3 marzo, festa del nostro parroco con la comunità parrocchiale per il suo 60° compleanno.