La nostra chiesa cattedrale nella messa vespertina di domenica 27 settembre scorso, ha accolto le diverse etnie che vivono e celebrano in Diocesi. Per le note disposizioni anti-assembramento si è trattato della presenza dei rispettivi cappellani e di piccoli gruppi di rappresentanza. Tuttavia è stato significativo vedere riuniti in preghiera persone di diversa provenienza, perciò, di lingue e culture di diverse. Tale celebrazione ha dato sostanza alla giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2020, che quest’anno ha avuto come tema: “Come Gesù Cristo, costretti a fuggire. Accogliere, proteggere, promuovere e integrare gli sfollati interni”.
Presiedendo la santa Messa, il vescovo diocesano, mons. Gino Reali, ha avuto affettuose parole di accoglienza rivolgendosi ai sacerdoti e ai fedeli coinvolti nella preghiera: albanesi, srilankesi, filippini, romeni, nigeriani, slovacchi, ispanici e, naturalmente, gli italiani. Una solenne concelebrazione multietnica e multilingue, che ha avuto l’avvio con le parole del Santo Padre, tratte dal suo messaggio per tale giornata. Egli si rivolge a quanti vivono “la tragica condizione di sfollato e profugo, segnata da paura, incertezza, disagi”, invitando tutti a riflettere come “In ciascuno di loro è presente Gesù, costretto, come ai tempi di Erode, a fuggire per salvarsi. Nei loro volti siamo chiamati a riconoscere il volto del Cristo affamato, assetato, nudo, malato, forestiero e carcerato che ci interpella. Se lo riconosciamo, saremo noi a ringraziarlo per averlo potuto incontrare, amare e servire.”
Dopo una così puntuale introduzione, la preghiera ha assunto una chiara tonalità di accoglienza e di fraternità universale, ed è stato bello lodare Dio per l’appartenenza di ognuno alla sua famiglia: quella dell’umanità e, per noi, quella della Chiesa.